ENTRARE NELLA PASQUA DI GESÙ IN QUESTO TEMPO
Quest’anno la Pasqua, centro di tutto l’anno liturgico, è celebrata in modo straordinariamente diverso.
Non possiamo andare nelle nostre chiese per celebrare la Pasqua del Signore nell’assemblea liturgica, ma possiamo e vogliamo vivere nelle nostre case questo tempo così intenso e centrale per la nostra fede.
Le case
Celebrare nelle nostre case la Pasqua.
Come il popolo di Israele in esilio – quando appunto era senza tempio, senza sacerdoti – ha iscritto la celebrazione della Pasqua nella ritualità familiare, così siamo invitati a celebrare nelle nostre case. Lo facciamo ponendo al centro la Parola di Dio, come le Scritture dell’Antico Testamento si sono fissate nel tempo dell’esilio e della diaspora.
La Scrittura è sorta come un codice identificativo, che permette al popolo di non perdersi nella dispersione. La memoria della Pasqua è al cuore delle Scritture, è il momento culmine della vita di Gesù: la celebra perché i suoi discepoli non si perdano nella prova, e questo è drammaticamente vero per noi oggi.
Invitati, quindi, a celebrare la Pasqua “restando a casa”. Lo spazio della casa è chiamato a diventare luogo del culto spirituale, dove «offrire i vostri corpi» (Rm 12,1), come dice Paolo. Le relazioni più intime, se vere, se vissute in Cristo, diventano «tempio dello Spirito» (1Cor 6,19). Accade già, ogni giorno, nella cura del cibo, nella cura del corpo, nella malattia, nell’amore… ma ora tutto questo deve essere celebrato in memoria della Pasqua di Gesù.
Le celebrazioni trasmesse attraverso i mezzi di comunicazione sono un grande aiuto per rimanere in comunione come comunità ecclesiale, in particolare quelle celebrate dal Papa o dal Vescovo diocesano nella Cattedrale, ma non si sostituiscono alla provocazione di questo tempo di celebrare la Pasqua nelle nostre case.
Ecco perché, oltre alle celebrazioni del Papa o del nostro Vescovo Francesco o dalla nostra chiesa parrocchiale, offriremo dei sussidi di preghiera perché possiamo celebrare la Pasqua “restando a casa”.
Sul sito dell’oratorio sarà disponibile ogni giorno il materiale per la preghiera a casa.
Le chiese
E le chiese? Rimangono aperte. Perché rappresentano il segno che la fede non è mai un fatto individualistico e neppure “familistico”.
C’è una famiglia più grande, nella quale ciascuno è inserito, di cui sentirsi parte, fratelli e sorelle e tutti insieme figli e figlie. Per questo serve una parola che venga dalla Chiesa. Quale e come? Ascoltare la predicazione del Papa ci fa sentire parte di una Chiesa universale, ascoltare la parola del nostro Vescovo Francesco ci inserisce nella Chiesa particolare di cui siamo parte; poter ascoltare anche una parola che viene dalla nostra parrocchia, richiama il legame più prossimo con una concreta comunità di credenti. Per questo è utile che i mezzi di comunicazione rendano possibile ascoltare, restando a casa la parola della Chiesa. Questa parola non sostituisce, però, la celebrazione, vuole aiutarla, renderla possibile, metterla in moto.
Il popolo di Dio
Forse questa “emergenza” è l’occasione perché «emerga» il popolo di Dio come soggetto vivo della fede. Non come soggetto passivo, che assiste ad un rito che altri per lui celebrano, ma che si scopre «popolo sacerdotale», in grado di celebrare. È un’occasione unica, non avremo – speriamo – molte altre opportunità che ci costringano a compiere quel salto di qualità che il Concilio ci ha indicato ma che fatichiamo così tanto a mettere in opera.
Tutta l’assemblea è soggetto celebrante, ovvero ogni credente deve imparare non ad “assistere” ma a celebrare attivamente. Ora può e deve farlo, altrimenti rimane un vuoto incolmabile. Questo in realtà è vero sempre: in ogni celebrazione, anche in quelle che normalmente facevamo nelle nostre chiese, anche in quelle solenni nelle cattedrali, il soggetto celebrante è tutta l’assemblea!
E i ministri, chi presiede in particolare, vive il suo servizio non per sostituire il popolo di Dio, ma per aiutarlo a sentirsi parte attiva della celebrazione. E se questo vale per ogni domenica, vale anche per la Pasqua.
LA CONFESSIONE PASQUALE
Non essendo possibile celebrare il sacramento della riconciliazione nelle forme consuete per la ragionevole e responsabile prudenza legata all’emergenza sanitaria, si invita ciascun fedele a vivere un momento di richiesta di perdono. Ciò non sostituisce la riconciliazione sacramentale ma diventa occasione per affidarsi alla misericordia di Dio in questo tempo di prova. Come indica il Catechismo della Chiesa Cattolica (numeri 1451-1452): «Quando si è sinceramente pentiti dei propri peccati, ci si propone con gioia di camminare nuovamente nel Vangelo e, per un’impossibilità fisica o morale, non ci si può confessare e ricevere l’assoluzione, si è già pienamente riconciliati con il Signore e con la Chiesa».
Pertanto, a misura della sincerità del pentimento e del proponimento, nell’intimità con il Signore si faccia un atto di profonda contrizione e si scelga un gesto di penitenza che in qualche modo ripari al male commesso e rafforzi la volontà di servire il Signore. Non appena venga meno questa impossibilità di confessarsi, si cerchi comunque un confessore per la confessione e l’assoluzione. L’impossibilità di celebrare il sacramento non impedisce alla misericordia infinita di Dio di raggiungere, perdonare, salvare ogni suo figlio, ogni sua figlia.
Anche Papa Francesco nell’omelia della Messa del 20 marzo scorso ha detto:
«Io so che tanti di voi, per Pasqua, andate a fare la Confessione per ritrovarvi con Dio. Ma tanti mi diranno oggi: “Ma padre, dove posso trovare un sacerdote, un confessore, perché non si può uscire da casa? E io voglio fare la pace con il Signore, io voglio che Lui mi abbracci, che il mio Papà mi abbracci… Come posso fare se non trovo sacerdoti?”. Tu fai quello che dice il Catechismo. È molto chiaro: se tu non trovi un sacerdote per confessarti, parla con Dio, è tuo Padre, e digli la verità: “Signore, ho combinato questo, questo, questo… Scusami”. E chiedigli perdono con tutto il cuore, con l’Atto di dolore, e promettigli: “Dopo mi confesserò, ma perdonami adesso”. E subito tornerai alla grazia di Dio. Tu stesso puoi avvicinarti, come ci insegna il Catechismo, al perdono di Dio senza avere un sacerdote “a portata di mano”. Pensateci: è il momento! Questo è il momento giusto, il momento opportuno. Un Atto di dolore ben fatto, e così la nostra anima diventerà bianca come la neve».
Anche il nostro Vescovo Francesco nella Via Crucis del 13 marzo scorso ha detto che:
«In questo momento l’amministrazione del sacramento della riconciliazione diventa sempre più difficile, ma tante persone lo desiderano. Lo desiderano i sani per poter affrontare con la forza della compagnia e dell’amicizia di Dio ciò che ci sta provando. Lo desiderano i malati. Lo desiderano in modo tutto particolare i moribondi. Care sorelle e fratelli, vorrei consegnarvi questo dono che appartiene alla tradizione della Chiesa e alla dottrina cristiana. Nel caso della impossibilità reale di accedere al sacramento della Confessione, uno può porsi con la semplicità del suo cuore e con la verità della propria coscienza davanti a Dio, da solo, pentirsi dei suoi peccati, esprimere il suo pentimento con una preghiera. C’è quella preghiera bella e profonda che molti di noi hanno imparato da bambini e che io auguro possano imparare anche i vostri bambini e nipoti, dove ogni piccola parola è significativa: “O Gesù, d’amore acceso, non ti avessi mai offeso! O mio caro e buon Gesù, con la tua Santa Grazia non ti voglio offendere più, perché ti amo sopra ogni cosa. Gesù mio misericordia, perdonami!”. Una preghiera fatta con tutto il cuore, ripromettendoci di avvicinarci al sacramento della Confessione appena ci sarà possibile, e Dio ci perdona. Non è una gentile concessione che faccio io o gli altri Vescovi. La Confessione di desiderio in una condizione di impossibilità appartiene alla coscienza e all’esperienza della Chiesa. Il Signore così ci perdona!».
Alcune tracce con attenzione particolare alle diverse fasce d’età per l’esame di coscienza e la Confessione di desiderio da vivere in casa sono reperibili sul sito www.oratoriodibrusaporto.it e vogliono aiutare a vivere mercoledì 8 aprile come giornata penitenziale per tutta la nostra comunità parrocchiale.
LA COMUNIONE PASQUALE
Non essendo possibile ricevere sacramentalmente il Corpo e il Sangue di Cristo ogni fedele, affidandosi alla misericordia di Dio, è invitato ad unirsi spiritualmente alla celebrazione eucaristica e ad accogliere e riconoscere la presenza del Signore in lui. La preghiera per la “comunione spirituale” può costituire un prezioso aiuto per intensificare questo rapporto personale con il Signore risorto.
Di seguito alcuni testi per la preghiera spirituale.
Testo tradizionale
Gesù mio, credo che sei realmente presente
nel Santissimo Sacramento dell’altare.
Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell’anima mia.
Poiché ora non posso riceverTi sacramentalmente,
vieni almeno spiritualmente nel mio cuore.
Come già venuto, io Ti abbraccio e tutto mi unisco a Te.
Non permettere che abbia mai a separarmi da Te.
Testi proposti da Papa Francesco nelle Messe in Santa Marta
1.
Vorrei riceverti, Signore,
con l’umiltà e la devozione
con cui ti ha accolto in sé la tua Santissima Madre
e con lo spirito e il fervore dei Santi.
Accresci la mia fede, illumina la mia speranza,
rafforza in me carità e amore.
2.
Ai Tuoi piedi, o mio Gesù, mi prostro
e Ti offro il pentimento del mio cuore contrito
che si abissa alla Tua santa presenza.
Ti adoro nel sacramento del Tuo amore, l’Eucaristia.
Desidero riceverTi nella povera dimora
che Ti offre il mio cuore;
in attesa della felicità della comunione sacramentale
voglio riceverti in spirito.
Vieni a me, o mio Gesù e che io venga da Te.
Possa il Tuo amore infiammare tutto il mio essere.
Credo in Te, spero in Te, amo Te.

