Accompagnarli è un privilegio e un dono

Se  a tredici anni mi avessero proposto di andare a fare un ritiro di due giorni con la Parrocchia probabilmente sarei morta sul colpo, avrei  fatto qualunque cosa, inventato qualsiasi scusa per non andarci.

Ero una di quelle ragazzine timidissime e piene di paure che già sopportano a fatica di stare nel gruppo dei coetanei a scuola… Figurarsi due giorni lontano da casa!!! Non ho mai avuto l’occasione di fare un’esperienza simile, al massimo mi è toccata la gita con la scuola (ed era un mezzo trauma pure quella).

Adesso che sono adulta e accompagno i ragazzi di terza media al ritiro, mi rendo conto di quanto mi sarebbe servito fare un’esperienza di questo tipo, quanto migliore sarebbe stata la mia adolescenza se ne avessi avuto la possibilità: sono proprio loro, i ragazzi, che mi convincono di anno in anno della bellezza e della crescita che queste esperienze portano con sé.

Basta vedere le mamme quasi commosse mentre il bus parte dall’Oratorio: i loro “bambini” che si allontanano per passare fuori casa quella che, per alcuni, è la prima notte in assoluto lontano… E sentire poi i ragazzi festeggiare per la “grazia ricevuta” non appena si chiudono le porte…

L’eccitazione per l’avventura che li aspetta è tale che non ce la fanno a stare fermi, gridano, si fanno i dispetti, ridono, cantano… Prima di una ventina di minuti non c’è modo di riuscire a sentire la voce della persona che ti sta accanto, tale è il rumore!

E quando scoprono con che compagni divideranno le stanze?!! Non ne avete idea!

Sembra sempre che sarà impossibile farli lavorare… E invece, appena comincia l’attività vera e propria, ti ritrovi la maggior parte di loro a prendere appunti… Roba da non credere!

Si mettono in gioco, chi più chi meno, ascoltano, lavorano, tirano fuori cose che mai avresti creduto possibili…

Sono questi i momenti in cui ti accorgi che per quanto impegno tu e le altre catechiste abbiate messo in campo e per quanta buona volontà  si sia messa nel preparare tutto, c’è qualcosa di più grande che trascende e supera la tua umanità e che parla ai ragazzi con un linguaggio che arriva dritto al loro cuore.

Quella del ritiro in montagna è un’esperienza che ricorderanno per tutta la vita, lascia un segno indelebile, sa di buono, di condivisione e di crescita. Dopo non sono più gli stessi, anche nel rapporto con noi catechiste tutto sembra fluire molto più facilmente, un nuovo legame ci sostiene e si apre una nuova via di comunicazione.

Sarà per il luogo, che ispira, sarà per la serata di gioco tutti insieme, sarà la notte praticamente in bianco… Sarà perché proponiamo loro una forma di preghiera finalmente adatta alla loro età, che non si limita alla mera ripetizione delle formule che gli suonano oramai sterili, ma che, invece, gli fa scoprire che con Dio si può parlare di quello che hanno nel cuore, si può persino litigare… Perché Lui li conosce, al punto che conta i capelli del loro capo, e li ama, li ama da sempre così come sono, con tutte le loro fatiche… In una maniera concreta, tangibile… Come quando, per farli contenti (e non fargli pesare troppo lo spostamento del ritiro da febbraio ad adesso), ha fatto persino nevicare ad ottobre!!!

Accompagnarli è un privilegio e un dono.

Giorgia, catechista

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.